Notizia importante quella del calo del 40% della quotazione dell’urea, del 22% del nitrato di ammonio o del 25% dei fosfatici soprattutto per una nazione che importa il 70% del fabbisogno di fertilizzanti.
Stop dunque ai fenomeni speculativi che tanto hanno gravato sugli acquisti di tutti coloro i quali non avevano fatto scorte alla vigilia dello scoppio della guerra.
Secondo il CAI – Consorzi Agrari d’Italia sulla situazione nelle campagne italiane in questo 2023 non dovremmo avere un problema di forniture come quello registrato l’anno scorso quando ci trovammo a fare i conti un ammanco del 40% del fabbisogno di fertilizzanti, lo ricordiamo che l’Italia importa il 70% circa di concimi minerali (azotati, fosfatici, potassio), l’Egitto che da solo rappresenta poco meno del 50% delle importazioni, seguito da Algeria, Libia, Turchia, Marocco.
Sicuramente in pochi dimenticheranno questi aumenti che hanno toccato il 150% e che hanno provocato un drastico calo di produzione su scala globale e che, a sua volta, hanno innescato rincari di prodotti alimentari che hanno oscillato tra il 40 ed il 70%.
Inquadrare le variabili economiche e macro-economiche in proiezioni valide a medio/lungo termine è pura utopia!
Il listino odierno, dunque, registra il prezzo dell’urea tra 600 e 650 euro/tonnellata, in linea con i dati dell’autunno 2021, ben distante da quota 1000 euro/ton raggiunta nei primi mesi del conflitto in Ucraina. Il nitrato ammonico, invece, è passato in poche settimane da 900 a 700 euro/tonnellata, mentre i fosfatici si aggirano intorno alle 400 euro/tonnellata, in calo del 25%.
Fonte: Foglie Tv