ANDREA SETTEFONTI – Tornano a crescere gli acquisti nei discount. E il Made in Italy agroalimentare a tavola è solo per l’export. È l’amara constatazione di Confimi Industria Alimentare. «I carrelli della spesa sono sempre più vuoti e più poveri. E si è tornati a comprare nei discount dove i prezzi per definizione sono inferiori. Non c’è un giudizio di merito o di qualità, solo una constatazione sullo scontrino medio e sui canali di acquisto», spiega Alessandro Tatone, Presidente di Confimi Industria Alimentare con una vasta esperienza nei rapporti con la gdo.
Dunque, l’inflazione e il caro bollette già si fanno sentire nelle famiglie italiane. «Ha dell’incredibile ma il 2022 ha reso manifesto come i prodotti alimentari del made in Italy siano destinati alle esportazioni perché qui da noi non ce li possiamo più permettere», sottolinea amareggiato Tatone.
Se si guarda al carrello, «le abitudini di spesa sono tornate indietro di 10 anni. Ma stavolta la «crisi» è dettata da un doppio fattore: cresce rapidamente il costo dei prodotti sugli scaffali e cala il potere d’acquisto dei consumatori», continua Tatone: «L’inflazione ha raggiunto e superato i livelli registrati nei primi anni Novanta».
A rendere ancor più amaro il quadro, è il fatto che «non sembra esserci soluzione di continuità. Le aziende della filiera agroalimentare, come tutte le realtà manifatturiere, si stanno facendo carico di una parte degli extra costi di gestione dettati dai costi energetici, da quelli delle materie prime, del confezionamento e della logistica. Ma una parte viene comunque riversata sul prodotto finale». Per il presiedente di Confimi, quello che serve è: «Un’inversione di rotta, che al momento è tutta nelle mani del Governo. Mantenere sostenibile la spesa alimentare dovrebbe essere garantito a livello costituzionale», dice; «è tempo di rinunciare all’Iva sui prodotti di prima necessità e sui relativi produttori lungo la filiera agroalimentare».
Fonte: Italia Oggi