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L’industria alimentare e delle bevande in Italia: una lettura nazionale e regionale attraverso i principali indicatori

L’industria alimentare e delle bevande (IAB) rappresenta una parte importante del settore manifatturiero nazionale.

La componente alimentare occupa, al 2021, 413.872 addetti con un numero medio ad impresa di 8 unità, un valore inferiore alla media del manifatturiero nel suo complesso. Guardando alla composizione per comparto dell’industria alimentare (IA), il maggior peso in termini di imprese e occupati è rivestito dalla produzione di prodotti da forno e farinacei che rappresenta il 60,5% delle imprese, il 40% degli addetti dell’IA e registra una dimensione media di 5 addetti per impresa.

L’industria delle bevande (IB) conta 40.495 addetti e 3.332 imprese con una dimensione media di 12,2 occupati, superiore a quella del settore manifatturiero nel complesso. In termini di occupati e di imprese, la consistenza maggiore è espressa dall’industria del vino con il 52% delle imprese e il 50% degli addetti.

Diversificate sono le performance in termini di produttività del lavoro, sia all’interno dell’industria alimentare sia nel comparto delle bevande. Sulla base degli ultimi dati disponibili (2020), l’IB manifesta i risultati più incoraggianti con una produttività di 98 mila euro per occupato, maggiore del valore dell’industria alimentare (54 mila euro) e del totale del settore manifatturiero (60 mila euro).

Le performance positive dell’IAB sono sempre più influenzate dal ruolo dei mercati esteri, come evidenziato dall’andamento dell’indice del fatturato estero che, nel 2021, si è attestato a 131 punti per l’IA e 142 per l’IB, in linea con la tendenza positiva di medio periodo.

Le performance delle società di media e grande dimensione

Nel 2021, secondo i dati Mediobanca (2022), il fatturato dell’IAB cresce del 7% rispetto al 2020 e del 7,3% rispetto al 2019. Sui mercati esteri la crescita è più sostenuta, pari al 10,2% rispetto al 2020 e al 14,2% rispetto al 2019.

Sui mercati esteri, il maggiore dinamismo registrato nell’ultimo anno ha riguardato le bevande alcoliche e analcoliche (+11,8% e +10,6%), gli alimentari diversi (+6,8% e +12,9%) e il comparto caseario (+5,9% e +12,9%). Invece, guardando alle variazioni rispetto al 2019, il conserviero, gli alimentari diversi e il caseario sono stati i comparti più dinamici sui mercati esteri registrando percentuali di crescita del fatturato a doppia cifra.

Il 78% del fatturato è prodotto da aziende alimentari e delle bevande a controllo interno. Merita di essere sottolineato il fatto che il fatturato prodotto da aziende dell’IAB a controllo estero sia diminuito nel corso degli ultimi dieci anni, portandosi nell’anno di analisi al 22% (nel 2010 si aggirava intorno al 28%).

La specializzazione dell’industria alimentare e delle bevande a livello regionale

Poco più della metà delle imprese dell’IAB italiane (50,3%) è concentrato in cinque regioni: Sicilia (13%), Lombardia (10,3%), Campania (10,1%), Puglia (8,7%) ed Emilia-Romagna (8,2%). Guardando, invece, alla distribuzione per circoscrizione geografica, il 45,7% è localizzato al Sud e Isole, il 37,8% al Nord e il 16,5% al Centro.

L’indice della specializzazione, misurato a livello regionale attraverso il peso sia degli addetti che delle imprese sull’intero settore manifatturiero, mostra una decisa specializzazione nelle regioni del Sud e delle Isole rispetto a quelle del Nord. Infatti, Calabria, Molise, Sicilia, Sardegna e Basilicata sono quelle che presentano i valori maggiori per entrambi gli indici. Tuttavia, l’indicatore del fatturato ribalta tale classifica. Il Nord rappresenta il 70% del fatturato dell’IAB con Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto che da sole pesano per il 54%; Sud e Isole incidono per il 18,9%, con la Campania che è la prima regione della circoscrizione con un valore del 6,3%, seguita dalla Puglia (4,5%).

Se, invece, si guarda al peso del fatturato dell’IAB sul settore manifatturiero, l’indicatore mostra ancora una volta quanto sia importante il settore nell’economia del Mezzogiorno. Fatta eccezione per Abruzzo, Molise e Basilicata, tutte le altre regioni mostrano valori dell’indice superiore alla media nazionale. La Calabria, in particolare, è quella che esprime l’indice più elevato.

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