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Cuocere la pasta senza gas? Si può, anche se il risparmio sulla bolletta è contenuto

A dispetto di come la pensano molti italiani, cuocere la pasta spegnendo il gas si può. Basta portare l’acqua a ebollizione, mettere gli spaghetti nella pentola e aspettare due minuti. Poi si spegne il gas e si attende un periodo variabile fra 8 e 12 minuti in relazione allo spessore della pasta. A questo punto si scola si aggiunge il sugo e il piatto è pronto da portare a tavola. Questa teoria è stata rilanciata di recente sulle pagine del Corriere della sera da un fisico, e ancor prima in rete da un divulgatore scientifico, creando molte perplessità e suscitando la reazioni di centinaia di cuochi che si sono schierati contro questa bizzarra modalità di cottura che sconvolge le regole classiche.

In verità non siamo proprio di fronte a una novità. La cottura passiva (così si chiama il sistema per cuocere gli spaghetti risparmiando gas) è sempre esistita, e già i nostri nonni la usavano. Adesso è tornata in voga favorita dall’invito rivolto agli italiani di risparmiare energia, anche se si è scoperto che alcuni chef la usano come routine. Non esistono però solo i grandi cuochi, c’è chi usa il sistema per ridurre le fonti di calore quando d’estate in cucina il caldo diventa soffocante e chi lo fa perché ha pochi fornelli a disposizione e in questo modo ne libera uno come accade in campeggio. La questione è comunque diventata di attualità tanto che Barilla è scesa in campo proponendo su Instagram filmati, interviste e tabelle che affiancano i tempi di cottura riportati sulle etichette, ai tempi della cottura passiva. Le regole sono facili. Far bollire una pentola d’acqua (un litro ogni 100 g di pasta), aggiungere 7 grammi di sale e aggiungere la pasta. A questo punto bisogna fare cuocere per 2 minuti a fuoco lento mescolando ogni tanto. Dopo 2 minuti si spegne il fornello e si copre la pentola con un coperchio per 8-10 minuti (il tempo varia in relazione al tipo di pasta). La regola generale per la cottura passiva è di calcolare, dopo i primi due minuti di ebollizione della pasta con il gas acceso, un periodo con il gas spento pari al tempo di cottura indicato sull’etichetta.

Secondo l’azienda di Parma il risparmio economico non è elevato, ma la cosa importante è che la cottura passiva riduce le emissioni di anidride carbonica fino all’80% (percentuale calcolata escludendo la fase di ebollizione dell’acqua che è identica per tutti i sistemi di cottura).  Considerando che nel mondo si producono circa 16 milioni di tonnellate di pasta, se il sistema venisse adottato da tutti ci sarebbe un impatto significativo per il pianeta. Ma la domanda a cui bisogna rispondere è capire quanti euro all’anno si risparmiano con la cottura passiva. Il calcolo lo ha fatto la rivista Altroconsumo. Sulla base dei parametri relativi ai consumi di gas (0,06% metri cubi all’ora utilizzando un fornello piccolo o uno grande non regolato al massimo) e considerando il ricorso alla cottura passiva per cucinare la pasta 24 volte al mese (pari a circa 23 kg annui pro-capite) si risparmiano 2 metri cubi di gas all’anno (l’equivalente di quattro docce alla settimana). Trasformando tutto in denaro il risparmio sulla bolletta è di circa tre euro all’anno (con il piano a induzione la riduzione è inferiore).

Se lo scopo della cottura passiva è risparmiare energia, vale la pena seguire anche i suggerimenti proposti dal sito Cibo360  quando suggerisce di usare la giusta quantità di acqua (non più di 1 litro per 100 g di pasta, ma si può tranquillamente scendere a 1 litro per 150 g di pasta). L’elenco dei consigli continua ricordando di coprire la pentola mentre si scalda l’acqua e di buttare la pasta appena inizia l’ebollizione (quando appaiono le prime bollicine sul fondo della pentola). Raggiunta l’ebollizione conviene mettere la pentola sul fuoco più piccolo, coprire con il coperchio e dopo pochi minuti spegnere la fiamma perché inizia con la cottura passiva.

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